Giovedì, 08 Gennaio 2009 14:19

Riflessione sulla crisi napoletana

Scritto da  Gerardo

Riteniamo meriti un'attenzione particolare questo intervento, dalla penna di Domenico Pizzuti, che contiene una riflessione inedita sulla crisi dell'amministrazione comunale napoletana. Con una proposta.


PER UN GOVERNO DELLA POLIS
Domenico Pizzuti


Dopo la fine di un anno “horribilis” il nuovo anno non presenta di meglio che il mini-rimpasto della giunta Iervolino in contrasto con la discontinuità invocata dal Pd nazionale e locale, che testimonia la resistenza di un sistema di potere che non abbandona la presa anche con il soccorso di accademici e professionisti. Un magone o meglio una pena stringe l’animo per le vicende che riguardano un’amministrazione che resiste, ma non un governo della città che è urgente, nonostante inchieste giudiziarie e delegittimazione diffusa

Al di là di visioni catastrofistiche non produttive, per reagire occorre chiarezza nei confronti dei mali della città che non sono imputabili solo all’intreccio perverso di affari-politica che è stato rivelato dalle inchieste giudiziarie. Occorre sì indignazione, ma anche darsi una ragione – cioè una ratio – di ciò che è in questione in questa bufera non solo giudiziaria e mediatica sui Palazzi della città.

Certo si può invocare la “questione morale” per i comportamenti non corretti e trasparenti di amministratori, politici, imprenditori e affaristi, che macchia il mandato ricevuto dai cittadini, ma a nostro avviso è in questione la Politica nel senso etimologico e sostanziale del termine. Cioè la “polis” che si governa con l’agire politico che diversamente coinvolge amministratori ed amministrati, l’agire come “polis”, comunità politica che mira al bene comune o agli interessi collettivi, e quindi interessa tutti i suoi componenti nella diversità delle funzioni. Se non si ritorna alla Politica come governo condiviso della polis, che è interesse comune, non si esce dall’oscuro tunnel per propiziare un nuovo inizio. E nello stesso tempo al controllo degli elettori sugli eletti secondo la regola democratica e non alla ricerca dell’interesse “particulare” dalle relazioni con le istituzioni pubbliche.

Da questo punto di vista si può invocare una “conversione”, un risanamento morale di sentimenti, atteggiamenti e comportamenti – c’est à dire di interessi - in quanto animali “politici” per rafforzare una coscienza di appartenenza civica a cui le varie agenzie sociali e componenti della società c.d. “civile” devono contribuire. Altrimenti vien meno il patto sociale che stringe in comunità politica.

Napoli ha bisogno non rinviabile di un “governo” nel senso indicato. Come per la prassi parlamentare della “sfiducia costruttiva” di alcuni sistemi democratici, qual’ è allora l’aggregazione di forze con un programma credibile, una squadra di cittadini al disopra di ogni sospetto , che si candida a governare Napoli per restituire normalità e dignità ad un città e così preparare il ricorso alle urne?

Napoli 6 gennaio 2009
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